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Il corpo umano nei 4 elementi

Aggiornamento: 16 mar

Secondo la medicina greca da cui nasce il concetto di medicina elementale il corpo si può trovare in quattro stati, associati in modo simbolico ai quattro elementi della natura.

Vivendo, c’è uno scambio continuo tra noi e l’ambiente, in quanto abbiamo bisogno di prendere dall’esterno cibo, acqua, aria e relazionarci con gli altri, elaborare ciò che abbiamo preso ed eliminare ciò che non serve più, come scarti. Non parlerò oggi della parte psico-emozionale che ci viene incontro nella vita, da fuori e anche da dentro, ma voglio porre l’accento su quello che succede nel corpo fisicamente, nello scambio necessario per la vita tra noi e l’ambiente, in quanto per vivere siamo costretti a nutrirci, dissetarci e respirare. Questi sono i tre elementi strettamente necessari, ma prendiamo dall’esterno anche altro, come quando usiamo i cosmetici, i profumi, i detersivi, che attraverso la nostra pelle penetrano nel corpo fino ad arrivare nel sangue.

Nell’elaborare tutto ciò che il corpo prende da fuori si producono degli scarti, come quando, bruciando la legna, si producono fumo e cenere. Questi scarti vanno eliminati in quanto dannosi per il nostro corpo. Le nostre cellule producono degli scarti che poi vengono raccolti dagli organi emuntori ed eliminati. Le sostanze volatili invece vengono eliminate con il respiro.

Lo stato di salute è caratterizzato da un corretto funzionamento di questo processo di “prendo-elaboro-elimino”, dove tutti gli scarti prodotti nel corso della giornata sono stati eliminati nella giornata stessa. Mentre lo stato di malattia interviene nel momento in cui gli scarti sono troppi per poter essere eliminati nella giornata, si sommano a quelli della giornata dopo e così via, e si accumulano nel corpo. Se gli scarti si accumulano vuol dire che introduciamo nel corpo sostanze non adatte alla nostra vita, non digeribili, chiamate tossine o veleni, che impegnano molto i nostri organi emuntori (quelli che eliminano) nel tentativo di eliminarle e che spesso non ce la fanno ad eliminarle. Queste tossine intossicano il nostro corpo, rovinando nel tempo i tessuti e compromettono la funzionalità degli stessi. Le cellule non vivono più in un ambiente sano e pulito, ma come pesci in un acquario senza ricambio d’acqua, dove si accumulano gli scarti eliminati dai pesci, che vengono intossicati e uccisi dai loro stessi rifiuti. Si sta istaurando un processo di malattia che passerà per alcuni stati consecutivi, come vedremo.

La malattia è una conseguenza di questo processo di lenta intossicazione dell’organismo protratta nel tempo.

Nel primo stato, salute, associato all’elemento aria, il corpo è sano, le strutture sono integre e perfettamente funzionanti. È lo stato del bambino nato sano o della persona che durante la sua vita ha mantenuto in salute il suo corpo. Gli organi emuntori funzionano efficacemente, non ci sono accumuli di tossine. Il corpo è molto reattivo e intollerante a qualsiasi veleno; quindi, in caso di contaminazione con qualcosa che lo disturba, reagisce immediatamente per eliminarlo, attraverso qualsiasi manifestazione di eliminazione: tosse, starnuti, diarrea, rinorrea (naso che cola). I bambini hanno spesso questi sintomi, che non vanno repressi, in quanto manifestazioni di un corpo perfettamente funzionante, che si difende dalle aggressioni esterne. Appena la minaccia è stata eliminata, il bambino torna sano e vivace come prima.

Se invece il corpo non è riuscito ad eliminare le tossine che, in un primo momento, si stanno accumulando negli organi emuntori (intestino, vie respiratorie, vie urinarie) si passa a uno stato di disequilibrio, associato all’elemento fuoco, in quanto si instaura un’infiammazione acuta (in-fiamme), un vero e proprio fuoco. Il corpo accende un fuoco per bruciare gli scarti, attua un processo di combustione, nel tentativo di ripulirsi dai rifiuti che lo disturbano. In questo stato viene attivato il sistema immunitario, che è quello che determina l’infiammazione, necessaria in questa fase per la difesa. Si avranno sintomi di fuoco: febbre (si alza la temperatura), dolore, rossore, gonfiore.

I bambini hanno spesso questi sintomi, tentativi del corpo di riportarsi allo stato di salute, segno che i nostri bambini sono sottoposti già da piccoli a un carico tossinico importante. Il loro corpo è molto reattivo, quindi ha la capacità di accendere questi fuochi ogni qual volta è necessario.

In questa fase, l’infiammazione è un processo benefico, perché è il tentativo del corpo di difendersi e riportarsi allo stato di salute. Questo processo non va combattuto, ma lasciato svolgersi, salvo il caso in cui potrebbe mettere in pericolo la vita, per una reazione eccessiva del sistema immunitario. Se la febbre dovesse salire troppo, diventerebbe pericolosa per i tessuti stessi, quindi andrebbe abbassata a un livello sostenibile per il corpo, ma non combattuta del tutto. Assumere antipiretici al primo segno di febbre va contro il tentativo dell’organismo di combattere, vuol dire impedirgli di difendersi.

Quando il corpo è riuscito a bruciare le tossine, naturalmente il processo di infiammazione cessa e sarà seguito da un processo di riparazione, perché durante l’incendio provocato dal sistema immunitario, inevitabilmente ci saranno dei danni anche ai tessuti circostanti l’infiammazione. Quindi, il periodo di convalescenza è necessario e non va sottovalutato. Il corpo deve rimanere a riposo, mangiare leggero, respirare aria pulita, aspettare che ogni giorno le sue energie ritornano, senza forzarlo a riprendere la sua attività consueta prima di essersi ripreso completamente. Spesso si salta questo periodo, gli adulti tornano al lavoro, i bambini vengono mandati a scuola.

Può succedere invece che l’infiammazione acuta non riesce a compiere il suo lavoro, perché le tossine accumulate sono troppe oppure perché continuano ad accumularsi, sopraffanno la capacità del corpo di difendersi. Il corpo si ritrova allora ad un bivio, deve prendere una decisione. Andare avanti con un’infiammazione acuta, potente e intensa, porterebbe alla distruzione delle strutture. L’infiammazione acuta è una condizione di emergenza, non si può vivere in emergenza per lungo tempo. Il sistema immunitario vorrebbe eliminare il nemico, ma questi sono troppi, arrivano in continuazione, combattere porterebbe alla distruzione di tutto, ma anche non combattere per niente porterebbe alla distruzione di tutto. Il corpo prende un’altra decisione, la terza via, combattere comunque, ma con un’intensità minore, con un fuoco basso, ma sempre acceso. Questo determina comunque una distruzione dei tessuti, ma in un tempo molto più lungo, invece di distruggere tutto in pochi mesi, la distruzione avverrà in anni, decenni, una distruzione lenta ma progressiva. Si istaura la “low grade chronic inflammation”, cioè un’infiammazione cronica di basso grado.

Questo stato è stato associato all’acqua, a quello stato in cui la goccia di acqua scolpisce nella pietra, oppure alla cenere che ricopre la brace che continua ad ardere lentamente sotto la cenere.

In questo stato, i sintomi evidenti spariscono, non si ha più la febbre, dolore o altri sintomi di fuoco. Ci saranno sintomi molto leggeri, come la stanchezza, leggero mal di testa, leggera tosse, la diarrea diventa stitichezza, etc. A parte le piccole scocciature, le persone sono contente di questo stato, che scambiano con il ritorno della salute: “Prima avevo sempre la cistite, poi sono guarita, sono anni che non mi viene più”, “Non mi viene mai la febbre”, etc.

Siamo entrati nella malattia cronica, che andrà avanti per anni, scavando nei tessuti, rovinandoli, senza dare evidenti segnali di ciò che sta avvenendo. Le tossine continuano ad accumularsi nel corpo, perché adesso gli organi emuntori non riescono più a lavorare correttamente, hanno già delle disfunzioni. Il fegato, l’organo deputato alla demolizione delle tossine, si sta intossicando, non le demolisce più. Le tossine vengono depositate in disparati distretti, come le ossa, articolazioni, muscoli, depositi di grasso, fegato, intestino, cervello. Questo porta alla distruzione dell’organo che le riceve, con perdita progressiva della funzionalità. Questo porterà poi avanti nel tempo alla diagnosi della patologia dell’organo colpito.

Voglio fare solo alcuni esempi di malattie croniche successivamente diagnosticate: la steatosi epatica (fegato grasso) diventa fibrosi epatica che diventa cirrosi epatica, patologia che colpisce il fegato; le malattie neurodegenerative (tutte) che colpiscono il cervello per via della neuroinfiammazione protratta avanti per anni; l'artrite che diventa artrosi colpisce le articolazioni che depositano le tossine; le malattie infiammatorie croniche intestinali dovute ad accumulo di tossine sulle pareti intestinali; l'aterosclerosi (placche sulle arterie) dovuta alla continua infiammazione dei vasi sanguigni.  Questi sono solo esempi, in quanto le tossine circolano nel sangue prima di venir depositate, il sangue circola in tutto il corpo, compreso il cuore, quale sarà l’organo colpito è difficile da prevedere. In genere vengono colpiti più organi insieme, che daranno i loro segnali dopo un lungo periodo di tempo dall’inizio del processo.

Voglio attirare l’attenzione sul fatto che prima della diagnosi di una patologia cronica irreversibile, abbiamo tanto tempo in cui è possibile intervenire, cambiando il nostro stile di vita. Ai primi segni di perdita di funzionalità di un organo, piccoli dolori articolari, lievi disturbi cognitivi, stanchezza cronica, che è un chiaro segnale di un fegato affaticato, stitichezza (intestino intossicato che sta perdendo la sua funzionalità), ma anche difficoltà a sostenere lo stress, ansia, depressione, insonnia, non dico che è tardi, ma è l’ultima chiamata per intervenire tempestivamente. I danni ci sono già, diventa obbligatorio porli fine e cominciare un processo di contenimento dei danni, sperando poi in una guarigione completa. Aspettare la diagnosi di una patologia, come per esempio il diabete di tipo 2, patologia metabolica, non è auspicabile, quando una patologia viene diagnosticata è ormai irreversibile, non si può più curare, ma solo tamponare, cercare di mantenere il paziente in vita con dei farmaci, senza i quali la vita non sarebbe più possibile.

Il quarto stato è quello degenerativo, associato alla terra. Ormai la malattia ha scritto nel marmo, nelle fondamenta, i danni sono profondi, irreversibili, la funzionalità dell’organo è compromessa definitivamente, impossibile da recuperare, perché la struttura è distrutta. Le fondamenta del nostro corpo è il nostro DNA. I danni penetrati nella cellula, a questo punto hanno toccato il nucleo della cellula, dove si trova il nostro DNA, che viene a sua volta danneggiato. Quando il DNA è stato danneggiato siamo giunti all'ultimo danno che poteva essere fatto. Le persone le chiamano malattie croniche, ma il cronico è iniziato tanti anni fa, solo che non si manifestava. Adesso siamo nella patologia cronico-degenerativa.

In questa fase, i sintomi di fuoco che si erano spenti, riemergono, in un'altra forma. Compaiono i dolori, le forme tumorali, gli infarti o ictus, vari organi cessano di funzionare, quindi perdita della mobilità, delle funzioni cognitive, della vista, fino a quando, per mancanza di funzionalità, il corpo si ferma del tutto.

Questo è il percorso che il nostro corpo fa nel passaggio dalla salute alla malattia irreversibile che lo porterà alla morte. Si può intervenire in questo processo fino a un certo punto, dopo di che diventa irrecuperabile.

La causa è l’accumulo di tossine, quindi il primo passo da fare, appena si prende coscienza, è cambiare lo stile di vita, cercando poi di intervenire con dei rimedi in grado sia di disintossicare il corpo che ripararlo. Attenzione quindi a tutte le fonti di tossine: cibo, acqua, aria, alcol, sigarette, cosmetici, detersivi, profumi, vestiti, contenitori per il cibo in plastica e alluminio, farmaci. Tornare alla salute si può, occorre prendere coscienza dell’ambiente in cui viviamo oggi e cosa questo ci offre in termini di tossicità. Dipende da ogni uno di noi la decisione della propria salute.

Ricordiamo che la natura non fa salti. Quindi, per ritornare alla salute, si deve percorrere il cammino al contrario. Dalla infiammazione cronica si deve passare alla infiammazione acuta, per tornare poi allo stato di salute. Il corpo si deve riattivare, deve riacquistare la sua capacità di reagire alle tossine, e quindi è inevitabile una riattivazione del sistema immunitario. Questo è sempre un buon segno della guarigione che si è messa in moto. Nel caso in cui si dovesse decidere di cominciare un processo di disintossicazione, è inevitabile quindi, il riemergere di sintomi come mal di testa, pruriti cutanei, vari sfoghi sulla pelle, bruciori, naso che colla, anche tosse con catarro, diarrea, possono riaccendersi episodi di cistite, bronchiti, dolori articolari, etc. Sono tutti segnali positivi che annunciano che il corpo si è risvegliato. Le tossine cominciano a lasciare il posto dove si erano depositate e si avviano verso le vie di eliminazione. Nel loro passaggio creano qualche scocciatura. Sono cose passeggere che si risolveranno con il tempo.

Vorrei soffermarmi alla fine di questo breve esposto sull’obiezione che sicuramente riceverò, sul fatto che tante malattie sono causate da patogeni e che non dipendono da noi. Rispondo dicendo che noi viviamo immersi in un ambiente popolato da patogeni, non è possibile evitarli e neanche minimamente pensare di poterli sterminare. Si trovano nell’aria che respiriamo, nel cibo che mangiamo, sulle superficie che tocchiamo, comprese le superficie del nostro corpo.

Malgrado questo, non tutti noi veniamo invasi da questi patogeni. In caso di un’epidemia virale, alcuni si ammalano e altri no. Tutti i giorni dei patogeni entrano nel nostro corpo, ma vengono efficacemente combattuti dal nostro sistema immunitario prima di attecchire. Un sistema immunitario efficace lo abbiamo quando siamo in uno stato di salute. Un sistema immunitario riposato, che non deve combattere con le tossine tutti i giorni fino ad esaurirsi, sferza un attacco veloce e mirato, sterminando qualsiasi nemico. In più, alcuni patogeni, soprattutto batteri, riescono ad attecchire dove trovano un ambiente adatto a loro, un tessuto malato, intossicato, acido, come mosche attratte dallo sterco. Un tessuto pulito, sano, dove c’è un ambiente alcalino, è poco adatto alla loro vita e moltiplicazione. Quindi, dare la colpa ai patogeni può risultare comodo a chi non vuole assumersi la responsabilità della propria salute e stile di vita, ma non sarà utile nell’evitare le patologie.

Sicuramente esistono anche dei patogeni molto aggressivi, addirittura mortali, che potrebbero colpire anche la persona più sana del mondo. Così come una tegola potrebbe cadere dall’alto e lasciarmi stecchita, fregandosene altamente del mio stato di salute. Sono casi della vita di cui non stiamo parlando qui, casi che dipendono dal destino individuale.

Qui sto parlando di come, con alcune accortezze, si possa vivere una vita in salute, arrivando al termine di essa in condizioni decenti, camminando con le proprie gambe, ragionando con la propria testa e godendosi la vita, più lentamente di quando si era giovani, ma con la stessa voglia di vivere e di fare. Vivere a lungo, ma attaccati a una macchina, con la borsa piena di medicine, senza riuscire ad articolare le parole e a ragionare, non riconoscendo le persone intorno, non lo chiamo progresso della medicina, ma agonia prolungata di una vita che non è degna di essere chiamata vita.

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